In Italia, così come nel resto d’Europa, negli ultimi anni il termine startup è diventato inflazionatissimo. Sulla scia delle esperienze americane della Silicon Valley e di New York, in alcuni paesi è cresciuto a dismisura il numero di giovani che decidono di non aspettare di trovare un lavoro ma di crearselo da soli. Il termine startup, come dice la parola stessa, tradotta direttamente dall’inglese senza troppe perifrasi, vuol dire appunto “avvio”: l’avvio di un’attività imprenditoriale, legata ad un nuovo tipo di business.

Tutto ha inizio con un’idea, o meglio tutto ha inizio con la creatività. Susan Jones, esperta in imprenditorialità innovativa, famosa blogger di Ready Set Startup afferma che la creatività rappresenta una skill fondamentale per chi decide di trasformare un’idea in startup. Infatti il team giusto è creativo: è in grado di lavorare con gli elementi già esistenti per creare nuove soluzioni ai problemi di business, un po’ come un compositore lavora con le note musicali per creare una nuova canzone.

La strada è lunga: bisogna individuare un’idea di business, trovare i soldi e i finanziamenti che supportino l’idea, valutare il settore di mercato nel quale ci si vuole inserire e i rischi ad esso connessi, e così via. Ma niente paura perché per questo esistono gli incubatori e acceleratori di startup che, tramite la condivisione di spazi e servizi (incubatori) e il supporto tecnico-pratico-burocratico (acceleratori), accompagnano lo startupper a validare l’idea di business e lanciarla nel mercato.

Il CNI stesso alimenta attraverso il contest Scintille (qui i dettagli) le opportunità di realizzare nuove startup creando uno spazio virtuale e fisico di matchmaking che produce opportunità di sviluppo e realizzazione di imprese ad alto valore tecnologico; infatti al primo classificato oltre al premio in denaro sarà data l’opportunità di intraprendere un percorso con l’incubatore e acceleratore svizzero FONGIT.